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giovedì 26 dicembre 2013

Un Natale degli anni '80

I belgioiosini hanno sempre mantenuto viva la tradizione del presepe, tant'è che da qualche anno si è costituita l'Associazione dei presepisti che allestisce una spettacolare mostra presso la ex Chiesa dei frati.
Già negli anni '80, un gruppo di appassionati della rappresentazione sacra, capeggiato dai signori Achille Mainardi e Carlo Granata, allestiva il presepe in quella stanza della parrocchia oggi diventata Cappella di San Pio. 
Le statutine erano per la maggior parte in gesso, mentre altre erano dotate di un meccanismo che le faceva muovere: c'era il mungitore, il boscaiolo che tagliava la legna, il pescatore che seduto sulla sponda del laghetto alzava ed abbassava la lenza.
Sulla destra del grande tavolo dove era sistemato il presepe, c'era una specie di galleria, dalla quale uscivano dei simpatici babbi Natale dotati di gerla sulle spalle. Trainati da un  rullo, passavano davanti alla fila di bambini che guardavano ammirati la natività e che ogni tanto mettevano qualche monetina (o il cinquecentolire di carta) nella gerla.

Per qualche anno anche all'esterno della chiesa venne preparata una capanna in legno che ospitava delle grandi statue in gesso molto belle e per il Natale del 1985 si riuscì ad allestire anche il presepe vivente sul piazzale del castello antistante la chiesa.

mercoledì 25 dicembre 2013

Natale 1990

Belgioioso ha una tradizione di Babbi Natale tanto lunga da fare invidia al Polo Nord. L'altro giorno ne avete visti una squadra all'opera durante la Festa dal Rusò e non sono che gli ultimi di una lunga serie.
Già nel 1990 i nostri Santa Claus del Basso Pavese portavano doni e gioia ai bambini buoni. Grazie a un filmato di Teresio Parisi possiamo tornare indietro di 23 anni e rivivere quei momenti.
Avete riconosciuto chi si nasconde sotto la barba bianca e il vestito rosso?



BUON NATALE!!!

martedì 24 dicembre 2013

I palloncini rossi per Babbo Natale - una storia dal Rusò


Quest'anno alcuni belgioiosini hanno reso ancora più vera la magia del Natale. Quello che è accaduto è tanto bello che merita di essere raccontato. Potete scoprirlo qui di seguito, grazie alle parole di Claudia Terna, una dei protagonisti di questa splendida storia natalizia che inizia con dei palloncini color rosso...


“Michele Fiocchi di Via Cantone, mentre era in campagna a cercare qualche ramo di pino per gli addobbi, ha trovato una letterina legata a due palloncini color rosso. Stupito ed entusiasta allo stesso tempo, me li ha portati e insieme abbiamo aperto e letto la missiva: “Mi chiamo Mirko, ho quattro anni e abito a...in via...e siccome quest'anno sono stato buono vorrei una macchinina rossa telecomandata”. Ovviamente la lettera era indirizzata a Babbo Natale.

Ci siamo "sciolti"per l'inaspettata situazione in cui ci trovavamo ed è subito partita la ricerca del bimbo, del quale non conoscevamo il cognome, ma solo la città e l'indirizzo. Grazie alla collaborazione del Comune di Arosio, in provincia di Como, abbiamo appreso che il bambino aveva lanciato i palloncini in cielo durante la festa che si era svolta all'asilo solo il giorno prima. Dopo un lungo viaggio di cento chilometri, la lettera è atterrata nelle campagne dei "risin" in sal Canton.

L'assessore ai servizi sociali del comune, signora Alessandra Pozzoli, si è subito dimostrata commossa e collaborativa, ed ha accolto con gioia la nostra intenzione di inviare il dono al piccolo Mirko.

Oggi, martedì 24 dicembre, l'amministrazione Comunale di Arosio, organizzerà una festa per i bambini e parteciperà anche Mirko al quale verrà consegnata da Babbo Natale in persona la macchinina rossa telecomandata tanto desiderata, che noi Panarot gli abbiamo regalato!
Ci è sembrato un gesto di "riconoscenza" nei confronti di Mirko che con la semplicità del cuore di un bambino di quattro anni, ha scritto un suo desiderio e la sorte lo ha fatto pervenire a noi.

Ci siamo sentiti felici e "importanti", a conferma che la semplicità delle piccole cose può regalarci momenti magici.

Ringraziamo sinceramente i genitori di Mirko che hanno accettato il nostro dono, il sindaco del Comune di Arosio e l'assessore ai servizi sociali Alessandra Pozzoli, a i quali abbiamo mandato i nostri libri e "l'aria buna dal Rusò", sperando di poterli avere ospiti alla nostra prossima festa!

L'assessore ci ha promesso che ci invierà le foto della consegna del dono e noi dal Rusò sogneremo Mirko...un po' come un piccolo Panarot "adottato" BUON NATALE A TUTTI !!!!!”  

lunedì 23 dicembre 2013

Il Natale dal Rusò (Christmas Panarot)

L'aria dal Rusò ispira festa. Ogni occasione è buona per scendere in strada e stare insieme all'insegna dell'allegria.
Figuriamoci se a Natale i nostri Panarot potevano tirarsi indietro e dimenticare di organizzare un modo simpatico e coinvolgente per fare gli auguri a tutti noi!
Babbo Natale in persona era presente per la gioia dei piccini...
...ma anche dei grandi che non hanno dimenticato come si vive la magia del momento. Perché l'età non conta quando è Natale!

giovedì 19 dicembre 2013

Il distributore AGIP di via Dante

Belgioioso ha subito molte trasformazioni nel corso dei decenni: sono spuntate nuove vie e alcuni angoli del paese sono cambiati radicalmente. Alcuni punti conservano però lo stesso aspetto di un tempo e non mi riferisco solo ai monumenti storici come il castello o la chiesa parrocchiale. Da almeno mezzo secolo, per esempio, esiste un distributore che si trova pressapoco dirimpetto alla ex chiesa dei frati.
Molti over 50 di oggi ricorderanno di averci fatto il pieno da neo patentati, nei lontani anni '60.
Grazie a Federico Bianchi, che per molti anni lo ha gestito insieme al padre Valerio, posso oggi proporvi un'interessante foto d'epoca e la ricevuta di pagamento della prima utenza telefonica dell'attività.

Rilevammo il distributore nel 1962 – ricorda Federico - da li in poi era tutta campagna fino alla cascina Valcova  e al bar della Mingola a Linarolo. Siamo rimasti sull'impianto per 30 anni fra estati torride e inverni gelidi.
Molti belgioiosini se lo ricorderanno bene!

domenica 15 dicembre 2013

La segheria Lodigiani

La segheria Lodigiani ha segnato la storia economica e commerciale del nostro paese, dando lavoro ad intere generazioni di belgioiosini e a persone dei paesi limitrofi.
Parte del cortile della segheria Lodigiani, oggi Via Trabucchi (foto Mariangela Speroni)
La prima sede era nel grande cortile di Via Garibaldi, dove oggi c'è
Via Trabucchi e la produzione era interamente incentrata sulla costruzione di imballaggi per le macchine da cucire Necchi.
Oltre a quella della famiglia Lodigiani, vi era un'altra segheria che si trovava appena dopo il passaggio a livello sulla strada per Filighera: era quella dei Signori Salesi che lavoravano per conto della Pasta Agnesi. Nell'immediato dopoguera i Salesi cedettero l'attività ai fratelli Camillo, Battista e Giuseppe Lodigiani che trasferirono in parte la produzione nello stabilimento oltre la ferrovia , avviando la produzione delle cassette per l'Acqua San Pellegrino.
La Ditta impegnava più di cento operai suddivisi nelle varie mansioni. L'attività della segheria terminò nel 1997, con la chiusura definitiva e il successivo smantellamento della fabbrica.


Lino Visigalli, camionista della segheria Lodigiani

venerdì 13 dicembre 2013

I coscritti del 1931


 Li riconoscete? Sono gli inossidabili coscritti del 1931!

Angelo Sozzi, uno di questi eterni giovanotti, mi ha dato queste foto scattate in varie occasioni per tenere viva la memoria di una classe di belgioiosini dalla tempra invidiabile.

Come sempre lascio a voi il divertimento di individuare tra i protagonisti di queste immagini amici e parenti. 



martedì 10 dicembre 2013

Un disperato amore nel parco del castello

Per un certo periodo, durante gli anni '80, il parco del castello ha aperto i cancelli al pubblico un paio di giorni la settimana. Il bambino che ero allora approfittava sempre di quelle occasioni e si divertiva ad esplorarne i viali, ammirando da vicino i leoni di pietra (mia madre mi diceva che una volta erano posti all'inizio del paese; sulla “Curva dei Leoni”, appunto) e correndo su e giù per il tunnel vegetale che costeggia il lato di via Dante.
C'erano tante cose curiose in quell'enorme parco ma il dettaglio che più mi colpiva era una lapide sbiadita che si trovava nel boschetto in fondo alla galleria di alberi, sul lato opposto rispetto all'entrata.
L'anno 1803 il dì 15 luglio alle ore 10 del mattino Federico Federici della città di Trento, ufficiale nel corpo dell'artiglieria italiana di guarnigione in Pavia in età di anni 24 per delirio di amore qui si uccise”, diceva la scritta riportata.
Durante l'infanzia è difficile capire bene il concetto di morte, figuriamoci quello di suicidio. Sarà per quello che l'immagine di un poveretto che si era tolto la vita per via di un cuore spezzato mi incuriosì tanto. Quella strana lapide era una cosa che non avevo mai visto e raccontava una storia troppo grande, che facevo fatica a comprendere.
Un po' di anni dopo, da adolescente, qualcuno mi raccontò la leggenda di un fantasma nel parco del castello. Venne fuori che era lo stesso ufficiale che si era dato la morte in quel punto del giardino. La vicenda prendeva così un'aria più misteriosa: si diceva infatti che nella notte che precedeva l'anniversario del suicidio si potesse vedere lo spettro del poveretto aggirarsi per i viali del castello. Mai avuto occasione di constatarlo di persona ma per un po' mi è piaciuto crederlo.
In tempi recenti, durante le visite alle mostre che periodicamente si svolgono in castello, ho passeggiato più di una volta fino alla lapide. Oggi il gesto dell'infelice Federico Federici ha un senso molto diverso, lontano dalla curiosità infantile e dalle storie paurose che possono scaturire da una mente adolescente. Oggi la sorte dell'ufficiale trentino mi sembra solo triste e mi è venuta la voglia di conoscere la verità sulla vicenda. Ringrazio dunque Giuseppe Malinverni per aver accolto il mio appello alla salvaguardia del patrimonio storico di Belgioioso e per avermi fatto avere l'opuscolo che ho digitalizzato e riportato qui di seguito, a disposizione di chiunque sia interessato. Il documento fa parte di un pacchetto più vasto di materiale presente nella biblioteca comunale, fascicoli e volumi che non riguardano solo il castello ma vari aspetti della storia di Belgioioso.
Con il tempo pubblicherò anche il resto, per il momento concentriamoci sulla vera storia di quell'amore disperato e fatale.

sabato 7 dicembre 2013

Famiglie di Belgioioso: Pacchiarotti e Parmisari

Le foto di famiglia hanno sempre il loro fascino, specialmente se le riprendiamo in mano dopo tanti anni.
Gianmario Pacchiarotti mi ha recentemente fatto avere tre immagini che hanno oltre mezzo secolo e che ritraggono alcuni suoi parenti, belgioiosini storici.
Nelle foto qui sopra c'è tutta la famiglia di mio padre – mi ha raccontato Gianmario – in quella scattata nel cortile del Dosso c'è suo nonno Parmisari (al braghin) e la moglie, mia nonna Virginia Parmisari e mio nonno Paolo Pacchiarotti. In braccio a mia nonna si vede mio zio Gilberto mentre mio padre, il più grande, è in piedi li vicino. Poi c'è anche mio zio Vittorio, Giancarlo Parmisari e la sorellina Lidia in braccio alla zia Rita e infine mia zia Cesarina”.
La foto del Dosso risale alla seconda metà degli anni'40 mentre quella qui sotto, scattata al ristorante (Gianmario mi ha corretto spiegandomi che invece erano nel tinello della casa di sua nonna in Via Cairoli, "in dla curt in facia ala madunina") , è degli anni '50.

P.S. Poco fa su Facebook è arrivata una piccola precisazione da parte di Lidia Parmisari: "Non sono io il bambino in braccio, ma Severino con sua mamma. C'è solo Giancarlo, io non ero ancora nata". Tireremo le orecchie a Gianmario per l'imprecisione ;-) 


Foto come queste sono un patrimonio. Testimoniano un epoca e un modo di vivere che ora non c'è più. Se ne avete e volete condividerle con noi scrivetemi a info@belgioiosoracconta.com o chiamatemi al numero 349.6422005 e sarò felice di digitalizzarle e di metterle sul nostro sito.
Un giovanissimo Luigi Pacchiarotti

lunedì 2 dicembre 2013

La storica macelleria Vigoni

Dietro suggerimento di Claudia Terna ecco il ricordo di un'attività storica di Belgioioso che ha chiuso i battenti proprio pochi giorni fa: la macelleria Vigoni.
Secondo le ricerche di Claudia, tutto iniziò nel nel 1852 con il capostipite Francesco.
In seguito subentrò il figlio Giuseppe e successivamente il primogenito di quest'ultimo, Erminio con la moglie Camilla Ripa.
Rimasta vedova in giovane età, la signora Camilla si occupò del negozio fino al momento di passare il testimone al figlio Emilio (detto Miglietu), che lavorò nell'attività fino a 65 anni.
Un altro cambio generazionale avvenne quando subentrarono nell'attività i figli di Emilio: Luigi, Angela e Mimmo.
Commessi storici della macelleria sono stati Carlo Rebizzi e Gigi Gatelli, altri volti noti del nostro paese.

PS. Giancarlo Coscia ha lasciato su facebook un commento che integra molto bene le foto qui sotto. Lo riporto per intero: Sapete chi è l'uomo con la moto ... ? E Miglietto il papà di Mimmo di Angela e Gigi ... la signora con il grembiule bianco è la mamma di Miglietto, la signora Camilla, l'altra donna e la mamma del Giuseppe Fontana, la signora Pina, la più piccolina è la Mimma la sorella del Giuseppe ... nel negozio a fianco c'è alla finestra la mia tata Maria e sotto il mio bisnonno Angelo ... a quei tempi era una drogheria colorificio ..  

giovedì 28 novembre 2013

Il panettiere Natale Crotti

Natale Crotti, classe 1908, iniziò la sua attività di panettiere in Via Strambio, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
La moglie Carmela gestiva la vendita di prodotti da forno nella piccola bottega accanto al laboratorio.
Il lavoro del signor Natale e dei garzoni iniziava intorno alle due di notte, si accendeva il forno a legna e si faceva il primo impasto con il lievito madre. L'impasto pronto, veniva porzionato in micconi, e pane "piccolo", tipo rosette, "muntà sù" e pasta dura; poi veniva messo sulle assi di legno per la lievitazione e successivamente infornato.
Il pane comune doveva essere pronto alle quattro, perchè a quell'ora , in estate, passavano le mondine a comprare la pagnotta da mangiare durante la pausa pranzo. Poi veniva cotto tutto l'altro pane, che serviva per la vendita in negozio, per il giro delle consegne a domicilio e per la "Cuperetiva", alla quale il forno del signor Crotti forniva il pane.

martedì 26 novembre 2013

Via Roma, il nostro viale dei tigli


I ricordi sono fra le cose più importanti della vita. Ognuno di noi se li custodisce nel cuore e li richiama alla mente quando ne sente il bisogno. Ci sono angoli del paese a cui siamo particolarmente affezionati perché ci fanno rivivere momenti indimenticabili del nostro passato. Uno di questi posti penso sia, per molti della mia età, il viale di tigli che porta alla stazione.Vi chiederete perché, ve lo spiego subito: mi ricorda la mia gioventù quando tutti i giorni passavo per quella strada per andare a prendere il treno.In primavera il profumo inebriante di quei tigli mi donava un senso di benessere, mi piaceva respirare quell'aroma delicato ma deciso che mi dava un senso di tranquillità.Quegli alberi sono lì da circa 100 anni e, se potessero parlare, chissà quante cose avrebbero da dirci. Avranno visto bambini passeggiare con le loro nonne, li avranno guardati crescere, diventare prima genitori e poi nonni a loro volta. Hanno un grande bagaglio di storia perché un secolo non è cosa da poco.

Io penso che bisognerebbe avere il massimo rispetto per loro, invece mi è giunta notizia che stanno per essere tagliati. Non ne conosco il motivo, forse sono malati perché non sono stati curati come avrebbero dovuto. Magari è il loro destino, non saprei dirlo.

In ogni caso la notizia mi rattrista perché è come se si estirpassero le radici della nostra memoria. Comunque vada il ricordo di questo bel viale rimarrà impresso nella memoria di molti di noi. E per fortuna rimarrà nelle vecchie foto, immagini che persone dotate di sensibilità e amore verso il proprio paese hanno conservato per poterle mostrare a chi non avrà la possibilità di vederli dal vivo. Non è molto ma forse dovremo accontentarci.  

venerdì 22 novembre 2013

Il Campetto di via Olivelli: ricordando le Notti Magiche

Tra il 1990 e il 1995 ho trascorso quasi ogni sera d'estate al “Maracanà” di via Olivelli.
Arrivavamo tutti alle 20, scappando via di casa subito dopo cena, già vestiti per scendere in campo.
Erano gli anni del bomber Schillaci e dei gol di Baggio ai Mondiali americani. Gli anni di Vialli, Desailly e Ruben Sosa e i campioni di oggi come Balotelli e Messi erano solo bambini in età da asilo.
Ricordo che giocavamo con il campo diviso a metà, usando una sola porta regolare e allestendo l'altra con due caschi, per gentile concessione degli amici col motorino. Questo escamotage creava sempre qualche discussione perché non era facile valutare l'altezza di una traversa invisibile e capire se la palla avesse fatto centro o fosse finita oltre.
Io non ero un bravo calciatore, ne lo sono mai diventato in seguito. Giocavo da gregario, senza fare la differenza come altri con più classe di me. Il più delle volte mi limitavo a correre su e giù per il campo, conscio dei miei limiti tecnici ma sentendomi un po' come a San Siro.
Qualche gol credo di averlo fatto, soprattutto quando si giocava a 11...o Calcio Tedesco, come lo chiamavano alcuni.
Nell'estate del '94 mi sono perfino rotto un braccio in una sfortunata performance da portiere, garantendomi un bel gesso fin sopra il gomito. Lo tolsi in tempo per festeggiare il gol del Divin Codino contro la Nigeria, una rete inaspettata che ci salvò da una sconfitta troppo precoce.
Quelle serate eroiche sono oggi lontane un paio di decenni, finiti chissà dove quasi per distrazione.Ogni tanto però mi capita di ripensare alle nostre Notti Magiche fatte di afa, zanzare e fiato corto. Chissà perché ma mi sembrano bellissime.

lunedì 18 novembre 2013

Pechi al barbé

Il givane Piero Pecchi
Pecchi Piero, classe 1916 viveva in Via Strambio con la moglie Ginetta e la figlia Franca, in un'abitazione sulla destra, di fronte al negozio da salumiere "ad Luison".
Piero Pecchi e sua moglie Ginetta
Aveva adibito la stanza al pianterreno a bottega: sarto e barbiere, come usava una volta.
Il pavimento di tavelle, due finestre senza tende e il mobilio utile per svolgere il suo lavoro. 
Ricordo una grossa poltrona girevole, dove mio nonno si sedeva e il suo carissimo amico Pechi (in dialetto con una "c" sola) lo radeva. C'era una specchiera sulla parete, un mobile sul quale vi erano "i ferri del mestiere"e in una angolo la sedia-cavallino, che per i clienti più piccoli che andavano per sfoltire la chioma.
C'era poi un grosso tavolo, sul quale c'erano stesi sempre dei ritagli di stoffa, abiti semi-imbastiti e cartamodelli; appoggiati in modo ordinato le grosse forbici tipiche del sarto, il punta spilli,  e il centimetro. Su una grande stufa fatta di sasso, c'era sempre appoggiato il ferro da stiro, che restava caldo e quindi pronto per poter stirare i capi confezionati.
In una gabbia, un allegro canarino cinguettava tutto il giorno e teneva compagnia agli amici e clienti che quotidianamente passavano alla bottega di Pechi.
Al lunedì, giorno di chiusura per i barbieri e parrucchieri, era facile trovare Pechi "a la Rusa Granda, in sal punt ad la segheria": infatti il suo hobby era la pesca, che praticava nella bella stagione nei fossi di Belgioioso o sulle rive del fiume Po.  

venerdì 15 novembre 2013

Le Olimpiadi Umoristiche

Nell'estate del 1985, un anno dopo i Giochi Olimpici ufficiali svoltisi a Los Angeles, anche Belgioioso divenne teatro di un grande evento: le Olimpiadi Umoristiche.

Per il bambino di nemmeno 7 anni che ero allora quelle gare, svoltesi all'oratorio, furono assai più coinvolgenti di qualsiasi sfida si fosse tenuta oltreoceano.
Sono passati 28 anni abbondanti da quei giorni ma la pittoresca competizione che esaltò i miei pomeriggi me la ricordo molto bene. Noi “atleti” ci cimentammo in una serie di sfide assurde e decisamente divertenti che facevano il verso alle vere discipline olimpiche. Così per il lancio del disco si doveva far rotolare un 45 giri il più lontano possibile, per il sollevamento pesci si doveva alzare un bilanciere senza far cadere due pesciolini di cartone e per il salto col martello bisognava saltare reggendo un grosso martello di polistirolo.


Gli organizzatori avevano fatto le cose per bene: c'erano vignette ovunque che rappresentavano queste strani giochi, cartelloni con bandiere disegnate e persino medaglie per tutti i partecipanti. E poi c'era anche un podio e perfino un braciere per la fiamma olimpica. Se non ricordo male la cerimonia di apertura si svolse al contrario e il fuoco, anziché ardere, fu spento per dare il via alle specialissime olimpiadi alla rovescia!
Gianluca Bozzini e Dante Cerabolini alle prese col braciere

lunedì 11 novembre 2013

Belgioiosini a Lourdes negli anni '80


Le foto di gruppo hanno sempre un grande valore perché dopo molti anni è bello riprendere in mano un immagine e ritrovare i vecchi amici, come nei ricordi. 

Per questo motivo mi ha fatto piacere ricevere da Angelo Sozzi alcune fotografie scattate durante le gite a Lourdes della seconda metà degli anni '80.

La cittadina francese è un'importante meta di pellegrinaggi e viaggi religiosi e da molti anni comitive di belgioiosini, spesso aderendo a iniziative dell'Unitalsi, si recano oltralpe per visitare il noto santuario.

 In tante occasioni anche la figlia di Angelo, Delfina, ha partecipato a queste esperienze e ne ha conservato, per nostra fortuna, alcune immagini che oggi vi posso mostrare.

A voi, come sempre, il piacere di riconoscere i partecipanti.

giovedì 7 novembre 2013

Una vacanza sulla neve

Durante una serata trascorsa a chiacchierare con Gianluca Bozzini nel tentativo (riuscito) di “saccheggiare” il suo archivio, ho trovato fotografie molto interessanti che rappresentano un ricordo della gioventù belgioiosiona degli anni'80.
Prendiamo per esempio lo scatto qui sopra, l'immagine di un gruppo di ragazzi sorridenti nel corso di una vacanza sulla neve a Gressoney, nel 1985. Tra i protagonisti si riconoscono, oltre a Gianluca, anche Don Lorenzo e tanti altri habitué dell'oratorio San Luigi. A voi come sempre il piacere di riconoscerli e di riconoscervi!

giovedì 31 ottobre 2013

La Luisa e al Natale:i giurnalè ad Belgius

Negli anni '40 a metà di Via Cavallotti si trovava la bottega del signor Siro Senna, abile maniscalco che dal 1947 svolse la sua professione all'interno del cortile della sua abitazione.
Siro Senna
Nel 1954 decise di abbandonare questo lavoro e si specializzò nella fabbricazione di stufe in ghisa. Aprì quindi l'attività, la cui vetrina si affacciava proprio sulla Guardagiosa.
In quegli anni riuscì anche ad ottenere il brevetto che apponeva sullo sportello della sue stufe, dove veniva caricata la legna: raffigurava la Tour Eiffel stilizzata con la scritta Senna.
La vetrina del negozio prima che venisse ampliato
Dopo la morte del signor Siro, la moglie Adele, proseguì nell'attività commerciale aiutata dalla figlia Luisa e da Carlo Gibelli che si occupava della produzione delle stufe.
Nel 1957 la signora Adele decise di cambiare tipo di attività, iniziando così a vendere articoli da regalo e casalinghi e nel 1973 il negozio venne ampliato e divenne anche edicola.
I belgioiosini però, per specificare al meglio dove si recavano a comprare il giornale, avevano soprannominato il negozio "l'edicula ad la frera", a ricordo del mestiere che svolgeva il marito.

Stufa in ghisa con il marchio brevettato
Contemporaneamente l'altro figlio della signora Adele, Natale, rilevò l'edicola del signor Battista Rovida "al pegurin" sul Listone.
Inizialmente l'edicola era situata al margine del marciapiede, vicino alla fontanella e successivamente venne collocata dove si trova ancora oggi.
Natale davanti al negozio dei genitori in Via Cavallotti


L'edicola posta ai margini del marciapiede. Sulla sinistra della foto la giostrina a gettoni.





martedì 29 ottobre 2013

Quei Carabinieri da Oratorio...

L'Oratorio S.Luigi è sempre stato – ed è tuttora – una fucina di talenti. Sul palco del suo salone sono passati molti belgioiosini con spiccate doti interpretative. Ne sono un esempio Gianmario Pacchiarotti e Gianluca Fossati, che nella scenetta che trovate qui sotto interpretano due carabinieri.
Si era nell'89 o nel '90 e i due giovani attori erano talmente immedesimati da essersi anche impegnati a costruire una parlata sufficientemente pittoresca da far sorridere ad ogni battuta.

Mentre manifestavo a Gianmario l'intenzione di pubblicare questo filmato – che viene tra l'altro da un DVD che mi ha fornito lui stesso – al nostro ex attore, ormai votato esclusivamente al lavoro di geometra, è sfuggita una malinconica considerazione legata alla sua forma fisica attuale, lievemente più in carne di quella passata. Ma sono cose di cui non vale la pena dispiacersi troppo: in fin dei conti è solo il peso dell'esperienza!

venerdì 25 ottobre 2013

Matrimonio spettacolare in via Dosso


In una giornata di festa dedicata ai matrimoni, come quella organizzata in via Dosso domenica 6 ottobre, non poteva mancare l'arrivo degli sposi. Per fortuna ci ha pensato la Compagnia Teatro Insieme che, incurante della pioggia, ha messo in scena un quadretto di nozze coi fiocchi. Così una massiccia dose di simpatia ha fatto dimenticare un autunno un po' troppo molesto e ha riscaldato gli animi dei presenti. Anche questa volta posso mostrarvi i momenti salienti della giornata grazie alle foto scattare da Ivana Sacchi

martedì 22 ottobre 2013

Abiti da sposa in via Dosso

Sarà forse a causa del proverbio che dice “sposa bagnata, sposa fortunata” se l'ultima festa organizzata in via Dosso – che come tema aveva proprio i matrimoni – non si è svolta sotto i raggi del sole. Inizialmente previsto per la domenica della Sagra è spostato, per maltempo, la settimana successiva, l'appuntamento non è sfuggito ai capricci di questo umido autunno.
Per fortuna, pioggia o non pioggia, gli abitanti del quartiere non hanno gettato la spugna, confermando l'evento e andando avanti come se niente fosse. Volendo restare in tema con i modi di dire è infatti quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare!
In occasione della festa gli organizzatori avevano allestito un'esposizione degli abiti indossati dagli abitanti del quartiere il giorno delle nozze. Qui di seguito potete ammirarli in una galleria fotografica con le immagini di Ivana Sacchi.


venerdì 18 ottobre 2013

Berto al barbé

Berto e il figlio Pinuccio
Sulla piazza Vittorio Veneto si affacciavano diversi negozi, tra i quali quello del signor Umberto Regali, conosciuto come Berto al barbè.
Iniziò questa professione verso la fine degli anni '30 e dopo qualche
tempo assunse come commesso il signor Edoardo Rodolfi.
Qualche anno dopo il matrimonio, anche la moglie Serena Marioli aprì a fianco a quello del marito un negozio da parrucchiera per  signora che gestì sino alla metà degli anni '80.
Caratteristica dei negozi da barbiere era la sedia a cavallino che veniva usata quando bisognava tagliare i capelli ai bambini; sul mobile da lavoro, oltre al sapone e ai pennelli, vi era sempre un mucchietto di vecchie schedine del totocalcio che si utilizzavano per pulire i rasoi una volta terminato di radere i clienti. 
Pinuccio Regali e Rodolfi Edoardo

martedì 15 ottobre 2013

Quello spettacolo in ricordo di Francesco Trabucchi... - Terza e ultima Parte

Eccoci finalmente alla terza e ultima parte dello spettacolo su Francesco Trabucchi, scritto e interpretato da Erminio Bollani. Se vi siete persi le puntate precedenti potete trovare qui il primo spezzone e qui il secondo, ne vale la pena.
Ora però è inutile che mi dilunghi in parole, a raccontare la storia di quella recita ci penseranno le immagini e le belle performance degli attori che andarono in scena.

venerdì 11 ottobre 2013

Belgioioso, una piccola Venezia!

Rogge e fossi sono da sempre parte integrante di un territorio tipicamente pianeggiante e dedito all'agricoltura, come lo è Belgioioso. Gli appezzamenti e le campagne segnano i confini naturali del nostro paese e ne caratterizzano, a seconda delle stagioni, l'aspetto paesaggistico.
Questi corsi d'acqua dolce, attraversano interi quartieri: la Speziana passa da Via Strambio, la Roggia Grande arriva da Filighera, costeggia Via Roma, attraversa Via Matteotti per poi proseguire verso Corteolona, la Roggia Molino, interamente coperta, attraversava Via Cavallotti sino infondo a Via Molino e andava ad alimentare il funzionamento della ruota della riseria...
Le rogge oltre ad essere utili per l'irrigazione, nei tempi passati (circa quarant'anni fa), erano veri e propri "canali navigabili": certo erano mantenuti puliti, e di borse galleggianti ...nemmeno l'ombra!
La Speziana in Via F.lli Strambio
Molti bambini li percorrevano a bordo di rudimentali ma solide imbarcazioni, divertendosi a passare sotto i ponti e fra la vegetazione che cresceva spontanea sulle rive dei fossi. 
La Speziana (oggi interamente coperta) in V.le Manzoni
I più esperti conoscevano alla perfezione il percorso che il corso d'acqua compiva e sapevano esattamente quali erano i punti in cui poter passare e quali no. Ad esempio la roggia Speziana in Via Strambio era "navigabile" solo dalla "punsela in curt di Vedriè" sino all'imbocco "dal Rusò" con la Speziana; dal lì in poi i ponti erano troppo bassi e anche abbassando la testa non si riusciva proprio a passare!
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