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martedì 20 gennaio 2015

Quando a Belgioioso c'erano tre cinema

Tra gli anni cinquanta e la fine degli anni ottanta a Belgioioso c'erano tre sale cinematografiche: in Via Garibaldi, nell'edificio del Municipio, c'era il Cinema Rocco, in Via Dozzio il Cinema Gioiello e in Via Cairoli il Cinema Ideale, meglio conosciuto come  "al Cinema di pret".
Cinema Rocco
Il primo locale, dove venivano trasmessi le pellicole ovviamente in bianco e nero era il Cinema Rocco, che prese il nome dal suo proprietario, immigrato dal sud nel nostro paese in cerca di fortuna.
Rocco aprì il Cinema nella seconda metà degli anni quaranta, subito dopo la guerra e lo gestì per circa dieci anni.
I primi film che venivano proiettati "al Rocco" erano in formato
CinemaScope, ovvero un tipo di ripresa che, adeguatamente "lavorata", permetteva di ottenere un immagine deformata e visibile a tutto campo, adattabile quindi agli schermi che c'erano nelle sale cinematografiche.
Con l'apertura del Cinema Gioiello, il Cinema Rocco fu costretto a chiudere, in quanto il nuovo locale, moderno e molto capiente, aveva saputo attirare la clientela grazie anche ai primi kolossal che sarebbero diventati col tempo,veri capolavori cinematografici.

Cinema Gioiello

All' ingresso, accanto alla biglietteria erano esposti i cartelloni che pubblicizzavano il film in proiezione quel giorno.

Carla Chiolini e il marito Carlo Mantovani

Il vero pienone si faceva ovviamente nei fine settimana quando, liberi dagli impegni lavorativi,  ci si svagava godendosi una bella 
proiezione.

La balconata al Cinema Ideale
Il Cinema che ebbe vita più lunga a Belgioioso è stato "l' Ideale", ovvero "al Cinema di pret ", oggi salone polivalente.
Qui venivano proiettati i film dei cowboy o di avventura, generi che appassionavano i ragazzi, in quanto, fino alla fine degli anni sessanta, l'oratorio era luogo ad uso esclusivo dei maschi, mentre le ragazze si ritrovavano dalle suore canossiane.
                                                 

Alla domenica mattina, dopo la Messa, c'era una prima proiezione seguitissima e nel pomeriggio, soprattutto nei mesi invernali, venivano proiettati film che tenevano incollati al grande schermo i ragazzi che abitualmente frequentavano l'oratorio.







 

venerdì 2 gennaio 2015

Quando l'abito lo faceva la sarta

Il mestiere della sarta era, fino a una trentina di anni fa, un'attività molto diffusa a Belgioioso. L'ultimo numero del periodico edito da Luigi Migliavacca riportava bei racconti e ricordi della sarte che abitavano in Via Dosso.
Tante erano le botteghe di questi abili artigiani, che confezionavano abiti sia da uomo che da donna.
In Via Rosselli abitava la signora Ada Fornasini "sarta finì", chiamata così perché, già all'età di quattordici anni, frequentava una scuola a Milano per imparare il mestiere.
Come la maggior parte dei suoi colleghi lavorava presso la propria abitazione e si riforniva di stoffa da "Ginu al marcant ad la cuntrà".
Le clienti sceglievano su cartamodello l'abito adatto alle loro esigenze e da quel momento iniziava il lavoro.
Sul tavolone tratteggiava la stoffa con un gessetto e, successivamente, imbastiva la stoffa; provava il modello prima su un manichino per correggere eventuali imperfezioni e infine lo faceva  provare alla cliente, passando così alla cucitura definitiva.

Era molto brava a confezionare abiti da sposa, che amava arricchire di tulli e volant.
Era solita applicare all'interno dell'abito una fettuccia con il suo nome e cognome.
A lavoro ultimato, l'abito, sapientemente stirato, veniva avvolto nella carta da pacco chiuso ai lati con gli spilli.
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