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giovedì 28 novembre 2013

Il panettiere Natale Crotti

Natale Crotti, classe 1908, iniziò la sua attività di panettiere in Via Strambio, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
La moglie Carmela gestiva la vendita di prodotti da forno nella piccola bottega accanto al laboratorio.
Il lavoro del signor Natale e dei garzoni iniziava intorno alle due di notte, si accendeva il forno a legna e si faceva il primo impasto con il lievito madre. L'impasto pronto, veniva porzionato in micconi, e pane "piccolo", tipo rosette, "muntà sù" e pasta dura; poi veniva messo sulle assi di legno per la lievitazione e successivamente infornato.
Il pane comune doveva essere pronto alle quattro, perchè a quell'ora , in estate, passavano le mondine a comprare la pagnotta da mangiare durante la pausa pranzo. Poi veniva cotto tutto l'altro pane, che serviva per la vendita in negozio, per il giro delle consegne a domicilio e per la "Cuperetiva", alla quale il forno del signor Crotti forniva il pane.

martedì 26 novembre 2013

Via Roma, il nostro viale dei tigli


I ricordi sono fra le cose più importanti della vita. Ognuno di noi se li custodisce nel cuore e li richiama alla mente quando ne sente il bisogno. Ci sono angoli del paese a cui siamo particolarmente affezionati perché ci fanno rivivere momenti indimenticabili del nostro passato. Uno di questi posti penso sia, per molti della mia età, il viale di tigli che porta alla stazione.Vi chiederete perché, ve lo spiego subito: mi ricorda la mia gioventù quando tutti i giorni passavo per quella strada per andare a prendere il treno.In primavera il profumo inebriante di quei tigli mi donava un senso di benessere, mi piaceva respirare quell'aroma delicato ma deciso che mi dava un senso di tranquillità.Quegli alberi sono lì da circa 100 anni e, se potessero parlare, chissà quante cose avrebbero da dirci. Avranno visto bambini passeggiare con le loro nonne, li avranno guardati crescere, diventare prima genitori e poi nonni a loro volta. Hanno un grande bagaglio di storia perché un secolo non è cosa da poco.

Io penso che bisognerebbe avere il massimo rispetto per loro, invece mi è giunta notizia che stanno per essere tagliati. Non ne conosco il motivo, forse sono malati perché non sono stati curati come avrebbero dovuto. Magari è il loro destino, non saprei dirlo.

In ogni caso la notizia mi rattrista perché è come se si estirpassero le radici della nostra memoria. Comunque vada il ricordo di questo bel viale rimarrà impresso nella memoria di molti di noi. E per fortuna rimarrà nelle vecchie foto, immagini che persone dotate di sensibilità e amore verso il proprio paese hanno conservato per poterle mostrare a chi non avrà la possibilità di vederli dal vivo. Non è molto ma forse dovremo accontentarci.  

venerdì 22 novembre 2013

Il Campetto di via Olivelli: ricordando le Notti Magiche

Tra il 1990 e il 1995 ho trascorso quasi ogni sera d'estate al “Maracanà” di via Olivelli.
Arrivavamo tutti alle 20, scappando via di casa subito dopo cena, già vestiti per scendere in campo.
Erano gli anni del bomber Schillaci e dei gol di Baggio ai Mondiali americani. Gli anni di Vialli, Desailly e Ruben Sosa e i campioni di oggi come Balotelli e Messi erano solo bambini in età da asilo.
Ricordo che giocavamo con il campo diviso a metà, usando una sola porta regolare e allestendo l'altra con due caschi, per gentile concessione degli amici col motorino. Questo escamotage creava sempre qualche discussione perché non era facile valutare l'altezza di una traversa invisibile e capire se la palla avesse fatto centro o fosse finita oltre.
Io non ero un bravo calciatore, ne lo sono mai diventato in seguito. Giocavo da gregario, senza fare la differenza come altri con più classe di me. Il più delle volte mi limitavo a correre su e giù per il campo, conscio dei miei limiti tecnici ma sentendomi un po' come a San Siro.
Qualche gol credo di averlo fatto, soprattutto quando si giocava a 11...o Calcio Tedesco, come lo chiamavano alcuni.
Nell'estate del '94 mi sono perfino rotto un braccio in una sfortunata performance da portiere, garantendomi un bel gesso fin sopra il gomito. Lo tolsi in tempo per festeggiare il gol del Divin Codino contro la Nigeria, una rete inaspettata che ci salvò da una sconfitta troppo precoce.
Quelle serate eroiche sono oggi lontane un paio di decenni, finiti chissà dove quasi per distrazione.Ogni tanto però mi capita di ripensare alle nostre Notti Magiche fatte di afa, zanzare e fiato corto. Chissà perché ma mi sembrano bellissime.

lunedì 18 novembre 2013

Pechi al barbé

Il givane Piero Pecchi
Pecchi Piero, classe 1916 viveva in Via Strambio con la moglie Ginetta e la figlia Franca, in un'abitazione sulla destra, di fronte al negozio da salumiere "ad Luison".
Piero Pecchi e sua moglie Ginetta
Aveva adibito la stanza al pianterreno a bottega: sarto e barbiere, come usava una volta.
Il pavimento di tavelle, due finestre senza tende e il mobilio utile per svolgere il suo lavoro. 
Ricordo una grossa poltrona girevole, dove mio nonno si sedeva e il suo carissimo amico Pechi (in dialetto con una "c" sola) lo radeva. C'era una specchiera sulla parete, un mobile sul quale vi erano "i ferri del mestiere"e in una angolo la sedia-cavallino, che per i clienti più piccoli che andavano per sfoltire la chioma.
C'era poi un grosso tavolo, sul quale c'erano stesi sempre dei ritagli di stoffa, abiti semi-imbastiti e cartamodelli; appoggiati in modo ordinato le grosse forbici tipiche del sarto, il punta spilli,  e il centimetro. Su una grande stufa fatta di sasso, c'era sempre appoggiato il ferro da stiro, che restava caldo e quindi pronto per poter stirare i capi confezionati.
In una gabbia, un allegro canarino cinguettava tutto il giorno e teneva compagnia agli amici e clienti che quotidianamente passavano alla bottega di Pechi.
Al lunedì, giorno di chiusura per i barbieri e parrucchieri, era facile trovare Pechi "a la Rusa Granda, in sal punt ad la segheria": infatti il suo hobby era la pesca, che praticava nella bella stagione nei fossi di Belgioioso o sulle rive del fiume Po.  

venerdì 15 novembre 2013

Le Olimpiadi Umoristiche

Nell'estate del 1985, un anno dopo i Giochi Olimpici ufficiali svoltisi a Los Angeles, anche Belgioioso divenne teatro di un grande evento: le Olimpiadi Umoristiche.

Per il bambino di nemmeno 7 anni che ero allora quelle gare, svoltesi all'oratorio, furono assai più coinvolgenti di qualsiasi sfida si fosse tenuta oltreoceano.
Sono passati 28 anni abbondanti da quei giorni ma la pittoresca competizione che esaltò i miei pomeriggi me la ricordo molto bene. Noi “atleti” ci cimentammo in una serie di sfide assurde e decisamente divertenti che facevano il verso alle vere discipline olimpiche. Così per il lancio del disco si doveva far rotolare un 45 giri il più lontano possibile, per il sollevamento pesci si doveva alzare un bilanciere senza far cadere due pesciolini di cartone e per il salto col martello bisognava saltare reggendo un grosso martello di polistirolo.


Gli organizzatori avevano fatto le cose per bene: c'erano vignette ovunque che rappresentavano queste strani giochi, cartelloni con bandiere disegnate e persino medaglie per tutti i partecipanti. E poi c'era anche un podio e perfino un braciere per la fiamma olimpica. Se non ricordo male la cerimonia di apertura si svolse al contrario e il fuoco, anziché ardere, fu spento per dare il via alle specialissime olimpiadi alla rovescia!
Gianluca Bozzini e Dante Cerabolini alle prese col braciere

lunedì 11 novembre 2013

Belgioiosini a Lourdes negli anni '80


Le foto di gruppo hanno sempre un grande valore perché dopo molti anni è bello riprendere in mano un immagine e ritrovare i vecchi amici, come nei ricordi. 

Per questo motivo mi ha fatto piacere ricevere da Angelo Sozzi alcune fotografie scattate durante le gite a Lourdes della seconda metà degli anni '80.

La cittadina francese è un'importante meta di pellegrinaggi e viaggi religiosi e da molti anni comitive di belgioiosini, spesso aderendo a iniziative dell'Unitalsi, si recano oltralpe per visitare il noto santuario.

 In tante occasioni anche la figlia di Angelo, Delfina, ha partecipato a queste esperienze e ne ha conservato, per nostra fortuna, alcune immagini che oggi vi posso mostrare.

A voi, come sempre, il piacere di riconoscere i partecipanti.

giovedì 7 novembre 2013

Una vacanza sulla neve

Durante una serata trascorsa a chiacchierare con Gianluca Bozzini nel tentativo (riuscito) di “saccheggiare” il suo archivio, ho trovato fotografie molto interessanti che rappresentano un ricordo della gioventù belgioiosiona degli anni'80.
Prendiamo per esempio lo scatto qui sopra, l'immagine di un gruppo di ragazzi sorridenti nel corso di una vacanza sulla neve a Gressoney, nel 1985. Tra i protagonisti si riconoscono, oltre a Gianluca, anche Don Lorenzo e tanti altri habitué dell'oratorio San Luigi. A voi come sempre il piacere di riconoscerli e di riconoscervi!
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