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venerdì 2 gennaio 2015

Quando l'abito lo faceva la sarta

Il mestiere della sarta era, fino a una trentina di anni fa, un'attività molto diffusa a Belgioioso. L'ultimo numero del periodico edito da Luigi Migliavacca riportava bei racconti e ricordi della sarte che abitavano in Via Dosso.
Tante erano le botteghe di questi abili artigiani, che confezionavano abiti sia da uomo che da donna.
In Via Rosselli abitava la signora Ada Fornasini "sarta finì", chiamata così perché, già all'età di quattordici anni, frequentava una scuola a Milano per imparare il mestiere.
Come la maggior parte dei suoi colleghi lavorava presso la propria abitazione e si riforniva di stoffa da "Ginu al marcant ad la cuntrà".
Le clienti sceglievano su cartamodello l'abito adatto alle loro esigenze e da quel momento iniziava il lavoro.
Sul tavolone tratteggiava la stoffa con un gessetto e, successivamente, imbastiva la stoffa; provava il modello prima su un manichino per correggere eventuali imperfezioni e infine lo faceva  provare alla cliente, passando così alla cucitura definitiva.

Era molto brava a confezionare abiti da sposa, che amava arricchire di tulli e volant.
Era solita applicare all'interno dell'abito una fettuccia con il suo nome e cognome.
A lavoro ultimato, l'abito, sapientemente stirato, veniva avvolto nella carta da pacco chiuso ai lati con gli spilli.

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