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martedì 10 dicembre 2013

Un disperato amore nel parco del castello

Per un certo periodo, durante gli anni '80, il parco del castello ha aperto i cancelli al pubblico un paio di giorni la settimana. Il bambino che ero allora approfittava sempre di quelle occasioni e si divertiva ad esplorarne i viali, ammirando da vicino i leoni di pietra (mia madre mi diceva che una volta erano posti all'inizio del paese; sulla “Curva dei Leoni”, appunto) e correndo su e giù per il tunnel vegetale che costeggia il lato di via Dante.
C'erano tante cose curiose in quell'enorme parco ma il dettaglio che più mi colpiva era una lapide sbiadita che si trovava nel boschetto in fondo alla galleria di alberi, sul lato opposto rispetto all'entrata.
L'anno 1803 il dì 15 luglio alle ore 10 del mattino Federico Federici della città di Trento, ufficiale nel corpo dell'artiglieria italiana di guarnigione in Pavia in età di anni 24 per delirio di amore qui si uccise”, diceva la scritta riportata.
Durante l'infanzia è difficile capire bene il concetto di morte, figuriamoci quello di suicidio. Sarà per quello che l'immagine di un poveretto che si era tolto la vita per via di un cuore spezzato mi incuriosì tanto. Quella strana lapide era una cosa che non avevo mai visto e raccontava una storia troppo grande, che facevo fatica a comprendere.
Un po' di anni dopo, da adolescente, qualcuno mi raccontò la leggenda di un fantasma nel parco del castello. Venne fuori che era lo stesso ufficiale che si era dato la morte in quel punto del giardino. La vicenda prendeva così un'aria più misteriosa: si diceva infatti che nella notte che precedeva l'anniversario del suicidio si potesse vedere lo spettro del poveretto aggirarsi per i viali del castello. Mai avuto occasione di constatarlo di persona ma per un po' mi è piaciuto crederlo.
In tempi recenti, durante le visite alle mostre che periodicamente si svolgono in castello, ho passeggiato più di una volta fino alla lapide. Oggi il gesto dell'infelice Federico Federici ha un senso molto diverso, lontano dalla curiosità infantile e dalle storie paurose che possono scaturire da una mente adolescente. Oggi la sorte dell'ufficiale trentino mi sembra solo triste e mi è venuta la voglia di conoscere la verità sulla vicenda. Ringrazio dunque Giuseppe Malinverni per aver accolto il mio appello alla salvaguardia del patrimonio storico di Belgioioso e per avermi fatto avere l'opuscolo che ho digitalizzato e riportato qui di seguito, a disposizione di chiunque sia interessato. Il documento fa parte di un pacchetto più vasto di materiale presente nella biblioteca comunale, fascicoli e volumi che non riguardano solo il castello ma vari aspetti della storia di Belgioioso.
Con il tempo pubblicherò anche il resto, per il momento concentriamoci sulla vera storia di quell'amore disperato e fatale.

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