Il
suo nome era Felice Fontana ma tutti lo chiamavano semplicemente
Licion, perché una volta i soprannomi erano una sorta di marchio DOC
e creavano piccole grandi leggende locali.
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Felice Fontana in una foto dell'archivio di Angelo Terna |
Felice
Fontana era una persona semplice che si faceva voler bene da tutti.
Era uno dei panettieri di una volta e conosceva tutti i segreti del
suo mestiere. Suo figlio Giancarlo, che ha seguito le orme del padre,
mi ha raccontato che il buon Licion consigliava sempre, a chi non
possedeva un forno a legna rivestito di cotto, di usare un mattone
refrattario sul piano di quello normale, così da evitare che la
crosta del pane si bruciasse. Era fatto così. Gli piaceva che tutti
conoscessero certe tecniche date dall'esperienza, non ne era affatto
geloso.
Ricordo
bene che sapeva fare un pane con le patate che era una vera
specialità e, se devo essere sincera, non ho più mangiato uno così
buono.
Nonostante
il suo mestiere fosse faticoso e condizionato dagli orari, Licion
trovava
sempre
il tempo per dedicarsi alle attività della Pro Loco, specialmente
durante la Festa
dell'Agliolo.
In occasioni simili, col suo bel cappello da cuoco in testa ed il suo
grembiulone bianco, dispensava sorrisi di simpatia a tutti.
Felice
per me era uno di casa perché i miei genitori lo consideravano un
amico.
Quando
ero piccola ed i miei erano indaffarati mi portava a spasso in
bicicletta.
Ancora
oggi ricordo tutto questo con grande affetto.
Loredana Sclavi