Quando questo mese autunnale volge alla
fine, ripenso spesso al mio nonno materno.
Se n'è andato il 23 ottobre di 27 anni
fa e da allora sono passati altri tre quarti della mia vita.
Ai tempi non avevo ancora 9 anni e di
lui mi sono rimasti meno ricordi di quanti ne vorrei. Tuttavia non
l'ho dimenticato, né lo farò mai.
Aveva un sorriso leggero sotto i baffi
sottili e la sua andatura era un po' stanca e vacillante perché la
salute non era mai stata il suo punto di forza. Era nato il giorno di
San Valentino, il 14 febbraio del 1915. Negli anni a seguire, quando
già non c'era più, ho pensato tante volte che fosse una data adatta
a lui quel giorno degli innamorati, perché era una persona sensibile
e delicata, qualcosa di bello e fragile come lo è l'amore.
Per altri era Aldo della Pesa, il
ristorante che aveva gestito per tanto tempo, oppure Aldo il fratello
di Ezio o ancora Aldo del negozio di liquori. Per me era il nonno
Aldo, quello che conteneva con pazienza l'indole esuberante di mia
nonna Linda, quello che giocava con me, che mi parlava come se
capissi tutto. E soprattutto era quello che mi raccontava le storie,
storie bellissime che chissà da dove gli arrivavano.
Adesso che ho quasi quattro volte l'età
che avevo nel 1987, quando lui è andato via, penso che mi sarebbe
piaciuto conoscerlo meglio e parlargli da uomo a uomo. Purtroppo non
ce n'è stato il tempo ma la memoria, l'immaginazione e l'affetto mi
basteranno per ricordarlo così, con poche righe in un luogo di
ricordi.
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